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immigrazione

L’immigrazione in Italia: valutare informati

15 Settembre 2017 // Luciano Pallini

Dal centro studi della Fondazione Turati un approfondimento in tre parti sull’immigrazione nel nostro Paese, per capire e valutare al meglio uno dei fenomeni più dibattuti del nostro tempo. Il primo articolo della serie tratta in particolare la realtà degli stranieri residenti in Italia.

Il tema dell’immigrazione divide le opinioni pubbliche di tutti i paesi verso i quali si indirizzano recenti, imponenti flussi migratori e l’Italia non fa eccezione: ci si divide in base alla maggior o minore conformità dei diversi giudizi all’insegnamento della religione, agli ideali politici  e culturali che siano.

Trova credito sia all’interno che all’estero l’immagine dell’Italia come un paese chiuso, ostile allo straniero:, preoccupato per la concorrenza sul mercato del lavoro, sui sistemi di welfare sotto pressione, sull’accesso alle case popolari e soprattutto in materia di sicurezza dei cittadini.

Sembra di qualche utilità mettere a disposizione alcuni dati che possono aiutare a formulare valutazioni basate sulla realtà dell’immigrazione (per quanto possa essere riflessa in aridi numeri).

 

  1. Quanti sono gli stranieri in Italia: quanti sono gli immigranti residenti

Gli immigrati residenti in Italia, registrati alle anagrafi comunali che hanno una cittadinanza diversa da quella italiana,  sono 5.029.000 secondo i dati  Istat aggiornati al 1 gennaio 2017: sono l’8,3% della popolazione italiana.

In termini assoluti l’Italia si colloca al terzo posto in Europa dopo Germania che ospita 8,7 milioni di cittadini stranieri e Gran Bretagna che ne ospita 5,4 milioni e subito prima della Spagna che si ferma a 4,4 milioni: ma anche in termini di quota della popolazione totale l’Italia presenta un valore non distante da quello dei maggiori paesi europei, che va dal 10,5% della Germania all’8,3% dell’Italia, passando per il 9,5% della Spagna e l’8,6% della Gran Bretagna e comunque superiore a quello dei paesi scandinavi (Danimarca 8,1%, Svezia 7,8%).

 

Tab. 1 Cittadini stranieri residenti nei principali paesi europei

  Valore assoluto Incidenza

sulla popolazione totale

Germania 8.651.958 10,5%
Regno Unito 5.640.674 8,6%
Italia 5.026.153 8,3%
Spagna 4.418.158 9,5%
Belgio 1.327.421 11,7%
Austria 1.249.424 14,3%
Grecia 798.357 7,4%
Svezia 773.232 7,8%
Irlanda 586.826 12,4%
Danimarca 463.088 8,1%

Gli stati che applicano lo  ius soli (ossia è concessa la cittadinanza a chi nasce sul suolo del proprio territorio nazionale) tendono ad avere numeri minori rispetto a paesi dove vige lo ius sanguinis o un sistema misto: è questo il motivo per il quale la Francia ha un’incidenza della popolazione straniera più bassa della nostra (6,6%),

I dati sull’immigrazione comprendono tutti gli stranieri, incluse le persone provenienti da altri paesi dell’Unione Europea: in Italia gli stranieri non comunitari, sono circa 3,5 milioni mentre quelli comunitari sono 1,5 milioni (oltre un milione romeni).

 

Tab.2  Cittadini stranieri residenti in Italia per nazionalità

  Valore assoluto Incidenza sul totale stranieri
Romania 1.151.395 22,9%
Albania 467.687 9,3%
Marocco 437.485 8,7%
Cina 271.330 5,4%
Ucraina 230.728 4,6%
Filippine 165.900 3,3%
India 150.456 3,0%
Moldova 142.266 2,8%
Bangladesh 118.790 2,4%
Egitto 109.871 2,2%

 

La popolazione straniera residente in Italia è tuttavia aumentata di poco negli ultimi anni:  da 4.922.000 nel 2013 a 5.014.000 nel 2014,  da 5.026.000 nel 2015 a 5.047.000 nel 2016.

L’incremento tuttavia rappresenta un saldo, tra quelli che vengono e quelli che vanno: nel 2016 sono arrivate (statisticamente) 621.000 persone e se ne sono andate 600.00: si potrebbe pensare solo 21.000 residenti stranieri in più? Una misera accoglienza se non fosse che tra quelli che se ne sono andati sono conteggiati quelli che dalla condizione di residenti stranieri sono diventati cittadini italiani a tutti gli effetti per cui annualmente gli ingressi di nuovi stranieri regolari  in Italia resta superiore alle 200.000 unità.

 

  1. La concessione della cittadinanza agli stranieri residenti: Italia matrigna?

È noto a tutti lo scontro in atto circa l’adozione in Italia dello ius soli ritenuto conforme a ideali di giustizia universale ed uguaglianza e più favorevole all’integrazione dei nuovi arrivati: la discussione è aperta ma anche questa dovrebbe fondarsi sugli aridi numeri (e forse sull’analisi dell’esperienza francese in tema di integrazione “riuscita” grazie allo ius soli).

A leggere i commenti sulla stampa o ad ascoltare i talk show in televisione parrebbe che in Italia, vigente lo ius sanguinis, fosse assai difficile per gli stranieri residenti ottenere la cittadinanza italiana.

I dati smentiscono queste valutazioni sull’immigrazione: oltre un milione le concessioni della cittadinanza italiana dal 2002 al 2016 con una accelerazione dalle poco più di 12.000 del 2002 alle 53.000 del 2008 alle 100.000 del 2013 fino al superamento delle  200.000 unità nel 2016.

Tante? Poche? L’Italia potrebbe essere più generosa? I dati Eurostat dicono che con le 178.035 cittadinanze del 2015 l’Italia si colloca al primo posto in Europa davanti al la Gran Bretagna con 118.000: seguono Spagna con 114.351, poi la Francia 113.608 e la Germania con 110.128.

Tab. 3 cittadinanze concesse a stranieri residenti

Anno Valori assoluti Var % annuale Var assoluta
2002 12.267    
2003 17.205 40,3 4.938
2004 19.140 11,2 1.935
2005 28.659 49,7 9.519
2006 35.266 23,1 6.607
2007 45.485 29,0 10.219
2008 53.696 18,1 8.211
2009 59.369 10,6 5.673
2010 65.938 11,1 6.569
2011 56.148 -14,8 -9.790
2012 65.383 16,4 9.235
2013 100.712 54,0 35.329
2014 129.887 29,0 29.175
2015 178.035 37,1 48.148
2016 (stime ISTAT) ) 205.000 15,1% 26.965
Totale 1.072.190    

 

Nel 2015 l’Italia è il Paese dell’Ue che più ha concesso la nazionalità ai marocchini (37,7% delle nazionalità totali concesse dai 28), agli albanesi (72,6%), ai romeni (50,7%), ai cittadini del Bangladesh (51,6%), ai filippini (28,9%), ai senegalesi (42,8%), ai ghanesi (38,6%), ai serbi (30,2%) e agli egiziani (56,7%). L’Italia è poi il secondo Paese Ue che più ha concesso la nazionalità a indiani (19,9%), pakistani (21,4%), algerini (8%), ecuadoregni (15,2%), nigeriani (15,8%), colombiani (7,2%), tunisini (38,3%), peruviani (40,6%), boliviani (1,6%), cinesi (17,7%), domenicani (15,9%), e kosovari (29,8%).

 

(segue)

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