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Antonio Cariglia

Antonio Cariglia: dalla lotta partigiana a Segretario del PSDI

– Nato il 28 Marzo 1924 a Vieste (FG), risiedeva a Pistoia dal 1935, anno in cui la famiglia si era trasferita da Vieste avendo il padre, già funzionario del Ministero dell’Interno e Comandante della Tenenza di Pubblica Sicurezza di Verona, vinto il concorso indetto per scegliere il Comandante dei Vigili Urbani di Pistoia.
– Qui aveva compiuto gli studi fino a laurearsi in Scienze Politiche e Sociali presso la Facoltà Cesare Alfieri dell’Università di Firenze. A Pistoia aveva cominciato ad interessarsi di politica svolgendo fin dai tempi del liceo attività antifascista e, dal 1943 al 1945 aveva comandato formazioni partigiane nella lotta di Liberazione.
– Lunga e intensa la sua attività politica che lo aveva portato a ricoprire incarichi di vertice anche in campo sindacale: segretario nazionale della Unione Italiana del Lavoro a soli 27 anni, era poi entrato nella Direzione Nazionale del PSDI rappresentandolo per decenni a livello internazionale in qualità di membro permanente del Bureau dell’Internazionale Socialista.
– Già vice-segretario nazionale del PSDI e, dal 1966 al 1969 del PSI-PSDI Unificati, aveva, infine, ricoperto l’incarico di segretario nazionale del PSDI dal 1988 al 1992.
– Lunga e prestigiosa anche la carriera parlamentare: era stato eletto per la prima volta Deputato il 28 Aprile 1963 nella circoscrizione di Firenze-Pistoia e confermato nelle successive elezioni del 1968 e 1972, anni in cui ricoprì prima l’incarico di Presidente della Commissione Affari Esteri della Camera e poi quello di Presidente della Commissione Affari della Presidenza del Consiglio e Interni.
– Fu anche Deputato Europeo nella prima legislatura 1979 e rieletto nel 1989; Senatore dal 1987 al 1992 e,poi, di nuovo deputato dal 1992 al 1994.
– E’ stato membro del “Comitato Monnet” – Delegato del Governo Italiano alla Assemblea delle Nazioni Unite;
– Consigliere della Corte dei Conti;
– Presidente della Fondazione “Filippo Turati” Ente Morale di cui è stato il fondatore nel 1965.
– Nonostante i numerosi impegni di carattere nazionale e internazionale, Cariglia non aveva lesinato energie e attenzioni per i problemi e le realizzazioni concrete. A lui è legata indissolubilmente la Fondazione Turati che opera attraverso quattro prestigiosi ed efficienti centri socio-sanitari a Pistoia, Gavinana, Vieste e Zagarolo. Ed a Pistoia, in qualità di presidente dell’Istituto Autonomo Case Popolari, aveva realizzato, negli anni ’50 villaggi residenziali ( Belvedere, Scornio, Pescia ) che consentirono di assegnare alloggi a centinaia di famiglie.
– Il suo interesse per i bisogni delle persone meno abbienti lo aveva portato anche a farsi eleggere, più volte, al consiglio comunale di Pistoia ed a quello di Firenze.

 

“Chiarezza e coerenza, socialismo e democrazia”

Si intitolava così il primo libro che raccoglieva scritti e discorsi dell’allora vicesegretario nazionale del PSDI, Antonio Cariglia. Erano gli anni ’60. Cariglia era giovane ma già aveva conquistato una posizione di rilevo nel panorama politico nazionale: era stato a 27 anni uno dei segretari nazionali della UIL, deputato eletto nella circoscrizione Firenze-Pistoia a 39 anni, nel 1963 e, appena entrato in Parlamento, presidente della prestigiosa Commissione Esteri della Camera.

Le quattro parole che compongono il titolo del libro sono la sintesi perfetta della personalità di Cariglia, del suo pensiero e dei suoi comportamenti.

Chiarezza ne aveva da vendere: i suoi discorsi erano diretti ed incisivi, lontani anni luce dall’ambiguo politichese e dalle cortine fumogene che all’epoca (ma anche oggi) nascondevano il vuoto di idee. Tanto chiaro, da fare infuriare gli avversari, soprattutto il vecchio PCI refrattario ad accettare l’idea che il socialismo o è democratico o non è socialismo.

Veniva attaccato spesso con veemenza feroce, soprattutto perché era uno dei pochi a ripetere che l’Italia doveva mantenere i suoi legami con il mondo occidentale. Lo chiamavano “l’atlantico di ferro” quando i comunisti avevano il cuore e la mente tutti rivolti ad est, i socialisti muovevano i primi passi verso l’Internazionale socialista ed i democristiani perseguivano una politica estera talvolta ambigua o appena sussurrata.

Polemiche ed attacchi non lo spaventavano e non lo facevano arretrare di un millimetro: e questo mandava in bestia gli avversari. Ma lui non rinunciò mai alla seconda parola del titolo di quel profetico libro: coerenza.

Un rigore ed una volontà di ferro che apparivano sorprendenti in un uomo il cui tratto distintivo erano sobrietà, signorilità, pacatezza.

All’epoca in cui scalava i primi gradini della sua prestigiosa carriera, Cariglia aveva una marcia in più rispetto alla maggior parte degli uomini politici italiani: le frequentazioni internazionali.

Per decenni è stato l’unico rappresentante italiano nel Bureau dell’Internazionale Socialista dove introdurrà al cospetto dei maggiori leaders europei prima Pietro Nenni ( in seguito all’Unificazione socialista: 1966-69 ) e, molti anni dopo, Achille Occhetto.

Legato da un rapporto filiale con il fondatore della socialdemocrazia italiana, Giuseppe Saragat, frequentava uomini come Brandt, Wilson, Kreisky, e volava alto. Anticipava temi che sarebbero poi diventati consueti nel dibattito politico: la riforma dello Stato, l’efficienza del potere e della pubblica amministrazione senza, però, che venisse messo in discussione l’equilibrio dei poteri. Come presidente della Commissione interni della Camera promosse fin dai primi anni ’70 una indagine conoscitiva sulla situazione della stampa in Italia: sarebbe ancora utile fare tesoro delle conclusioni e delle proposte cui quella commissione addivenne.

Non cedeva mai al gusto della polemica spicciola o al risentimento: perché in lui prevaleva sempre il senso dello Stato. Anche quando venne ingiustamente inquisito ai tempi dell’ondata giustizialista e dovette aspettare 12 anni per vedersi completamente prosciolto, rinunciando alla prescrizione perché la sua onestà fosse riconosciuta senza lasciare dubbi.

Perseguì con tenacia il riconoscimento delle sue ragioni: nonostante che fosse evidente il procedere a senso unico delle inchieste, non abbandonò nemmeno per un attimo il campo naturale della sua militanza politica: a sinistra, fedele alla sua visione socialista e democratica.

In politica, se si persegue il bene comune, occorre riconoscere che le sconfitte sono sempre più numerose delle vittorie, perché difficilmente si ottiene quanto si vorrebbe. Ma nella sua azione tutta tesa ad alleviare le condizioni dei deboli, Cariglia può vantare risultati ottenuti con il suo operare concreto. I centri socio-sanitari realizzati e gestiti dalla Fondazione Turati di cui è stato ininterrottamente presidente dal 1965 ad oggi hanno consentito la cura di anziani, portatori di handicap, persone bisognose di riabilitazione; e nella sua città, Pistoia, centinaia e centinaia di famiglie devono la casa alla sua attività di presidente dell’Istituto autonomo della case popolari.

Ora che è scomparso, a 86 anni, dopo settanta di attività politica, iniziata sui banchi di scuola combattendo il fascismo ancora in sella e non traballante, proseguita con la lotta partigiana, l’attività sindacale, ed il perseguimento degli ideali socialdemocratici fino ai più alti livelli nazionali e internazionali, fa piacere constatare che molti riconoscimenti gli sono stati tributati lealmente anche dagli avversari di ieri. Alcuni hanno riconosciuto la validità delle posizioni che in passato contrastavano. Altri hanno semplicemente tributato un riconoscimento alla persona e ad una stagione nella quale Politica, quali che fossero le idee, si scriveva con la P maiuscola.

Sembra trascorsa una infinità di tempo. Ed è appena ieri.

 

 

 

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